Chi insegna l’italiano deve favorire incontri felici con le parole

“La grammatica insegnata in modo ludico suscita curiosità e attenua in parte la naturale ritrosia degli allievi nei confronti di un argomento serio, spesso considerato ostico; il desiderio di superare la sfida del gioco fa sì che lo si accetti con entusiasmo. Nel gioco gli studenti sono aiutati a riconoscere le norme e i valori transculturali che abbattono i pregiudizi e contrastano atteggiamenti xenofobi”

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Articolo di Paola Resegotti, professoressa di lettere nella Scuola Media Leonardo da Vinci, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Cavour di Pavia, 25 giugno 2022 – Segue una lettera della stessa professoressa, 4 novembre 2022 – All’articolo e alla lettera sono allegati alcuni dei giochi creati dagli allievi – In argomento v. anche, su questo sito,
Giocare con le parole per imparare l’italianoIn calce alla lettera, l’indirizzo @ che consente di corrispondere con la prof. Resegotti.

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“Favorire incontri felici con le parole”. Partendo da questa affermazione e dalla lettura del libro di Pietro Ichino L’ora desiata vola (dove si legge: “i rebus possono aiutare ad apprendere parole nuove e nuove possibilità della lingua. Questo mi induce a consigliare agli insegnanti di italiano delle scuole medie che abbiano qualche familiarità col mondo dei rebus di utilizzare questo gioco come prezioso strumento didattico nel campo della sintassi e dell’analisi logica”) ho pensato al rebus come a una modalità linguistico-figurativa per aiutare i miei alunni stranieri (provenienti da Cina, India, Romania, Russia, Sri Lanka) a superare le difficoltà legate al processo di apprendimento dell’italiano come L2, creando un contesto facilitato, ma nel contempo ricco di stimoli per l’intera classe. Oltre, beninteso, alla necessità per tutti gli alunni di raggiungere attraverso il gioco l’acquisizione delle abilità fondamentali per esprimersi in italiano corretto, consolidando concetti e regole ortografiche, morfologiche e sintattiche. La grammatica insegnata in modo ludico diventa in tal modo educazione cognitiva, ma anche empirica poiché suscita curiosità e attenua in parte quella naturale ritrosia degli allievi nei confronti di un argomento serio, spesso considerato ostico, al punto che il desiderio di superare la sfida che il gioco comporta fa sì che lo si accetti con entusiasmo.  Al di là di questo aspetto, ho trovato stimolante l’opportunità di aiutare i miei studenti a riconoscere nel gioco quelle norme e quei valori transculturali veicolati dal gioco stesso, che abbattono i pregiudizi e contrastano atteggiamenti xenofobi (purtroppo ancora difficili da sradicare nella nostra società).

Come docente di italiano ritengo importante valorizzare la didattica ludica: autorevoli studi hanno evidenziato (penso alle intelligenze multiple di Gardner) quanto i giochi stimolino creatività, inventiva e fantasia negli studenti. Giocare abbassa i livelli di ansia e crea condizioni favorevoli all’apprendimento: mentre gioca, l’allievo dimentica che sta studiando e impara divertendosi. Poiché la sua attenzione è concentrata sull’obiettivo immediato del gioco – quello di arrivare per primo alla soluzione – collabora con i compagni, favorendo processi di socializzazione e nel contempo impara dai suoi pari. Affinché il gioco del rebus si riveli effettivamente utile dal punto di vista didattico ritengo che debba seguire un momento di riflessione metacognitiva (dai miei ragazzi definita post-rebus) in cui ogni studente esamina gli atteggiamenti interpersonali movimentati dal gioco, gli obiettivi e i risultati dell’attività svolta, le competenze grammaticali acquisite e/o potenziate, i propri bisogni comunicativi e culturali.

Ora una breve cronistoria di come la classe 2E della media Leonardo da Vinci di Pavia (tra l’altro anche Leonardo amava giocare con le parole…) si sia accostata al magico mondo del rebus all’inizio di quest’anno, allorché ricevetti dal professor Pietro Ichino le slides con l’invito a sperimentarle insieme agli allievi. Proposta quanto mai felice, dal momento che io stessa da tempo non avevo più avuto occasione di occuparmi di rebus, se si eccettua una breve esperienza laboratoriale presso la scuola media di Garlasco, nel mio primo anno di ruolo. Durante l’ultima ora di lezione di un uggioso venerdì ho posto alla classe la fatidica domanda: “Qualcuno di voi è appassionato di rebus?” Risposta: “Io no, però mio nonna/o legge sempre la Settimana enigmistica…Prof ma che cos’è un rebus?”.  Ho considerato dunque di utilizzare questo gioco e ho proiettato sulla LIM alcune slides da Lei inviatemi, a partire dalla presentazione introduttiva di Furio Ombri Conosciamo il rebus.

Gli alunni, suddivisi in gruppi, hanno eseguito l’esercizio proposto nell’ultima slide (Disegna un rebus) realizzando i rebus dei quali alcuni compaiono a corredo di questa lettera. Ho proposto ai ragazzi le frasi dell’esercizio e ho chiesto di individuare all’interno di esse il maggior numero di parole di senso compiuto che riuscivano a trovare. Ogni gruppo ha preparato una bozza grafica, che è stata approvata dal resto della classe e quindi completata e colorata.

Ho poi mostrato, via via che gli alunni acquisivano dimestichezza, le altre Sue slides attraverso la funzione Presentazione, attivando le animazioni (ovviamente senza mostrare la soluzione). Questa modalità si è rivelata assai utile dal punto di vista didattico: le animazioni creano pause di riflessione e lasciano il tempo di pensare senza fretta alla soluzione.

Allo scopo di arricchire il lessico spesso assai limitato degli adolescenti, gli alunni si sono poi impegnati nella ricerca delle parole bisenso (ma anche trisenso e oltre). A questo proposito, i ragazzi si sono accorti che nella slide n. 4 (Altri esempi di parole bisenso) c’è una ripetizione della parola minuto, che propongo di sostituire con indice…Ovviamente ogni alunno ha scelto un proprio nom de plume. Cito solo i più divertenti: Bebrartem, Katta, Rick, Samulele, Scinque, Persefone, Kara, Stufetta, Fungo, La Boss.

Oltre alle Sue utilissime slides, pregevoli per chiarezza espositiva e ricchezza di esempi, ho utilizzato un libro a me molto caro regalatomi quando avevo l’età dei miei alunni, Il Dirodorlando, i più bei giochi del famoso codice medievale, a cura dei mitici Pitzorno, Tortorella e Zucconi, dove l’antenato del rebus è chiamato Panzingereticola.

In conclusione, la proposta dei giochi rebussistici ha suscitato nei miei giovani allievi interesse e desiderio crescente di imparare: curiosità e piacere di apprendere che non si esauriscono al raggiungimento della soluzione di un rebus, ma continuano nel tempo. E poiché la gioia che segue dopo una difficoltà superata stimola a nuova sfida, quasi ogni giorno gli alunni mi domandavano nuovi rebus…Alla mia risposta: “Ragazzi, non è possibile dedicarci solo ai rebus, dobbiamo lasciare spazio anche a narrativa, letteratura, storia e geografia, Cittadinanza…” qualcuno ha proposto di inventare rebus di argomento letterario-storico-civico-geografico. Sarà questa la sfida del prossimo anno scolastico?

LA LETTERA DEL 4 NOVEMBRE 2022: I REBUS DI RASHMI

Buonasera Professore, voglia gradire una piccola rassegna di semplici, ma divertenti rebus che la mia alunna cingalese Rashmi (che ha ancora molte difficoltà con la lingua italiana ) oggi mi ha consegnato di sua iniziativa, con un grande sorriso, lei che non sorride mai! Ho intravisto negli occhi della ragazzina una luce mentre mi consegnava orgogliosa i suoi piccoli rebus: tutto ciò apre il cuore e conferma una volta di più la bellezza dell’insegnare a chi arriva da altri luoghi, da altre culture.
Il rebus ha, tra gli altri, il grande pregio di superare ogni barriera linguistica, e oggi ne ho avuto la prova!
Un vivissimo saluto,
Paola Resegotti
p.resegotti@icdicorsocavourpv.info
Scuola media Leonardo da Vinci – Pavia

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